Ostuni è la città da cui proveniamo e dove abbiamo deciso di avviare la nostra azienda di noleggio scooter. La conosciamo meglio, e le siamo molto affezionati. Quindi ci viene molto più facile parlarne approfonditamente e promuoverla. Ovviamente qui sono riportati gli aspetti più importanti.
Inoltre, in termini molto pratici, vi verrà facile scoprire da qui gli angoli più belli di tutto il centro-sud della Puglia, poiché le distanze sono ragionevoli da percorrere in scooter, ed ogni giorno potrete scegliere di andare a visitare luoghi completamente diversi, a prescindere dal fatto che siano sul mare o nell’entroterra.
Un borgo dalla storia millenaria
Ostuni, in provincia di Brindisi, è conosciuta anche come la Città Bianca, grazie al candore dei vicoli del borgo medievale tinteggiati a calce.
Questa tradizione si ripete da secoli per due necessità: la prima è quella di disinfettare, la seconda è quella di riflettere la luce solare. Nel primo caso, infatti, la calce ha un’efficace potere sanificante. In secondo luogo, riflettere la luce è particolarmente utile nel centro storico, poiché i vicoli sono molto stretti e alti. Le abitazioni sul lato ombreggiato, dunque, godono della luce che si riflette sugli edifici di fronte.
Indice
Storia di Ostuni
Le origini preistoriche
Le prime testimonianze di attività umana risalgono all’epoca preistorica, e più precisamente al neolitico, a circa 26.461-26115 a.C. per il reperto più importante, denominato Ostuni 1, e meglio conosciuto come la Donna di Ostuni.
Si tratta di una donna che aveva presumibilmente 25 anni e che era all’ottavo mese di gravidanza al momento del decesso.
La corona di conchiglie colorate con la porpora ed altri monili ritrovati addosso, ed una statura molto elevata per quell’epoca, circa 1,70 m, fanno presumere che questa donna fosse la matriarca di un gruppo di cacciatori nomadi che viveva nell’area a nord-ovest di Ostuni, dove ora si trova il Parco Archeologico e Naturale di Santa Maria d’Agnano.
Il ritrovamento è stato fatto grazie alla campagna di scavi e studi condotti dal Prof. Donato Coppola dal 1984. Gli oggetti ritrovati hanno dimostrato che la grotta di Agnano è stata utilizzata in diverse epoche per il culto della donna, come dai Messapi la venerazione di Demetra, ed in età cristiana la venerazione di Santa Maria d’Agnano, di cui rimane un affresco del sedicesimo secolo.
Nel Museo Civico di Ostuni si trova il calco del ritrovamento di Ostuni 1, la ricostruzione di come la gestante doveva apparire nel momento della sua deposizione, e gli scheletri originali della madre e del feto.
Sempre nel museo sono presenti tanti altri importanti reperti archeologici, come ad esempio dell’età del bronzo e della civiltà messapica.
L’edificio del Museo Civico di Ostuni è esso stesso un attrazione, visto che l’ingresso visitatori è la chiesa sconsacrata di San Vito Martire, finita di edificare nel 1752. Gli spazi espositivi si sviluppano principalmente nell’adiacente ex monastero carmelitano, detto delle “monacelle”.
Le prime civiltà: i Messapi e i Romani
Il primo nucleo abitato stabilmente è quello attualmente chiamato Rione Terra. I Messapi furono la civiltà che fondò Ostuni. Provenienti presumibilmente dai territori illirici o anatolici, occuparono l’area che attualmente corrisponde al Salento.
Fu scelta un’area su tre colline della Murgia meridionale da cui era possibile controllare l’intero territorio circostante. Il nome scelto per identificare la città fu Sturnoi, dal nome del compagno di Diomede che l’avrebbe fondata dopo la Guerra di Troia.
Probabilmente l’evoluzione sul nome più vicino all’attuale deriva dal greco: ástu néon, in cui ástu = cittadella fortificata, néon = nuova.
Un’ultima curiosa ipotesi sull’origine del nome, ad onor del vero poco condivisa, potrebbe derivare dalla parola araba زيتون, ovvero oliva, e che la cui pronuncia suona come zaytun, suono molto simile alla traduzione di Ostuni nel dialetto locale: Stùne!
Alle pendici delle colline attorno all’insediamento vennero costruite le tombe, di cui sono state ritrovati alcuni oggetti funerari. Esse vennero convertite nei secoli successivi in pozzi utili per l’agricoltura, di cui alcuni tutt’ora funzionanti. L’attuale area degli orti medievali periurbani e del vecchio foro boario è per questo motivo sottoposta a vincolo archeologico.
Nel III secolo a.C. i Romani conquistarono l’area dell’attuale Salento. Il nome della città divenne Sturnium.
Tra il 108 d.C. ed il 110 d.C. l’imperatore Traiano fece costruire la via Appia Traiana, meglio conosciuta più semplicemente come Via Traiana, che congiungeva Benevento a Brindisi, più o meno parallelamente e alternativamente alla Via Appia Antica, la quale congiungeva e congiunge ancora ora Roma a Brindisi, passando anch’essa per Benevento, ma deviando poi per Taranto.
Lo scrittore romano Lucio Giunio Moderato Columella, o semplicemente Columella, vissuto nel I secolo d.C., ebbe una produzione testuale molto ricca e articolata, grazie anche ad uno dei primi approcci scientifici all’agricoltura. Scrisse e descrisse nel suo De re rustica il modo di coltivare tradizionale della nostro territorio, soprattutto riguardo agli oliveti.
Il Medioevo a Ostuni
Il Medioevo portò Ostuni ad assumere sempre più importanza sia a livello militare, sia in termini di espansione economico-produttiva. Questo sia per la posizione strategica, sia per la morfologia del suo paesaggio. Tuttavia, questa evoluzione è passata per le diverse dominazioni insediatesi a partire dalla scissione dell’Impero Romano d’Occidente nell’anno 476 d.C.
Dapprima giunsero i germanici Ostrogoti e Longobardi con le loro famose invasioni barbariche. Dalla penisola Araba invece arrivarono i Saraceni.
I Bizantini dominarono l’intera Italia meridionale dal IX all’XI secolo, inclusa Ostuni. Nel 876 la resero diocesi, offrendo rifugio e copertura ai monaci basiliani, in fuga dalle persecuzioni iconoclaste da parte dei Turchi. I monaci si rifugiarono nelle grotte già occupate in epoca preistorica.
La discesa in Italia dei Normanni nell’XI secolo e la dominazione sino al XII secolo portò all’unificazione dei centri bizantini e ad una loro riorganizzazione produttiva e militare.
Ruggiero II di Sicilia (1095-1154) fece erigere un castello sul colle più alto dei tre. Esso fu distrutto dal terremoto del 1456 e completamente demolito nel 1559, per far spazio ad altri edifici. Del castello Normanno di Ostuni rimane solo una torretta, un giardino (denominato Giardino Zurlo, dalla famiglia che storicamente lo detiene), e l’intitolazione di una strada nei pressi della cattedrale.
La posizione strategica della città assunse ulteriore importanza, tanto da far intervenire Federico II di Svevia con il Castra Exempta, ovvero il decreto imperiale del 5 ottobre 1239. Con esso decise di liberare Ostuni (così come tanti altri castelli e fortezze in tutto il sud Italia) dai vincoli feudali, e ne assunse il controllo diretto insieme ai castelli strategici di Oria, Brindisi e Taranto.
Alla fine del XIII secolo, grazie agli Angioini fu rafforzato il sistema di protezione della città.
Rinascimento e Risorgimento ostunese, la dominazione spagnola
Nel 1506 passò dalla Terra d’Otranto al Ducato di Bari, sotto il dominio di Isabella d’Aragona e Bona Sforza. Grazie alla presenza degli spagnoli, la città ricevette un forte impulso allo sviluppo culturale ed economico. Il numero degli abitanti arrivò addirittura a 17.000. Furono edificate a protezione della città delle mura fortificate, intervallate da torrioni circolari. Si poteva accedere all’interno della città attraverso quattro porte, di cui ne rimangono solo due: Porta San Demetrio e Porta Nova.
Nel 1639 Filippo IV d’Asburgo vendette Ostuni alla famiglia di mercanti spagnoli Zevallos. Filippo IV riuscì quindi a fare cassa per ripianare i debiti contratti per la Guerra dei Trent’Anni, ma la città venne depredata delle sue ricchezze ed opere d’arte.
Gli Zevallos rastrellarono secoli di produzione economica e culturale. Per questo la città regredì fino a contare circa 10.000 abitanti. Come se non bastasse, i loro traffici favorirono il dilagare della peste. Fortunatamente per gli ostunesi, la pratica di imbiancare a calce limitò fortemente il contagio e la popolazione non venne colpita.
Tra il 1734 ed il 1735 Carlo di Borbone conquistò il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia. Ad Ostuni questa dominazione fu positiva, la città si espanse verso le colline-rioni Casale, Cappuccini, Sant’Antonio e Molino a Vento.
Questo fu possibile abbattendo il lato sud delle mura di difesa ed alcune torri. La base di una di queste è tutt’ora visibile in Piazza della Libertà. Essa fu rinvenuta durante i lavori di sostituzione della pavimentazione, avvenuta qualche anno fa. Gli scavi hanno portato alla luce la sezione della base, ed è quindi possibile farsi un’idea delle dimensioni e degli spazi interni.
Grazie i moti carbonari agli inizi del XIX secolo, Ostuni divenne repubblicana e fu la prima in Puglia ad issare il tricolore italiano.
Mare
La costa ostunese è lunga circa 18 chilometri, delimitata da dune costiere ricche di biodiversità mediterranea. La parte settentrionale è sabbiosa, e si trova all’interno del Parco Regionale Naturale delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, comprendente le località di Rosa Marina e Pilone. La parte centrale e meridionale della costa, invece, è caratterizzata da un susseguirsi di cale ed insenature, dove i bagnanti possono scegliere se godersi il mare sugli scogli, o sulla sabbia.
L’insediamento costiero più importante è Villanova, dove ora sorge il porticciolo turistico di Ostuni.
Alla fine del XII secolo, Tancredi Conte di Lecce e Signore di Ostuni concede al vescovo e ai cittadini ostunesi di fondare un piccolo centro abitato sulle rovine dell’antico insediamento romano chiamato Petrolla.
Il suo maggiore sviluppo fu voluto da Federico II di Svevia nella prima metà del XIII secolo, ma determinante fu nel 1277 la spinta di Carlo I d’Angiò.
La costa ostunese lambisce la Piana degli Ulivi Monumentali, delle vere e proprie sculture vegetali a cui la popolazione locale è particolarmente affezionata, e da cui trae anche il prezioso olio extravergine d’oliva e legna per scaldarsi.
Antiche torri costiere di avvistamento
Così come nel resto della costa pugliese, anche lungo la marina di Ostuni sono presenti delle antiche torri di avvistamento, più precisamente risalenti al XV secolo. Avevano una funzione militare, ovvero controllare il mare ed avvistare eventuali pirati, Turchi o Saraceni, a quel tempo un vero pericolo!!
Esse venivano erette nei punti di costa più sporgenti verso il mare, così da poter congiungersi visivamente con le torri più prossime, e poter comunicare tra loro.
Da nord verso sud, le torri della costa ostunese sono: Torre San Leonardo, castello fortilizio di Villanova, Torre Pozzelle.
Torre San Leonardo fu costruita dagli Aragonesi nel XVI secolo a rafforzamento del sistema di difesa. Nel tempo è divenuta di proprietà privata, ed è l’unica tutt’ora abitabile e funzionante.
Il castello fortilizio di Villanova aveva un ruolo cruciale di scambio di comunicazioni con l’entroterra, visto che era il più vicino ed in linea retta con il castello Normanno di Ostuni. Il castello fortilizio di Villanova è al centro di alcuni progetti di restauro, ma risulta di fatto in stato di abbandono.
Torre Pozzelle fu costruita insieme a Torre San Leonardo dagli Aragonesi. È parzialmente distrutta, il suo essere isolata ed i suoi dintorni per niente antropizzati, le donano un fascino particolare, soprattutto al tramonto.
Tutte le località della marina di Ostuni
Da nord-ovest verso sud-est, in ordine le località balneari/spiagge della costa ostunese sono: Pilone (Fiume Morelli, Torre San Leonardo), Rosa Marina (Lido Stella, Rodos, Il Capanno, Il Pontile), Quarto di Monte, Monticelli, Diana Marina, Bagno dei Cavalli, Villanova, Mangiamuso, Camerini, Creta Rossa, Gorgognolo (Fiume Incalzi), Costa Merlata, Lamasanta, Santa Lucia, Torre Pozzelle, Lamaforca.
Entroterra rurale
L’intero territorio ostunese è tra i più ampi di tutta la provincia, ed è al vertice tra il sud barese, il tarantino ed il Salento.
Il suo lato ovest, al confine con i comuni di Cisternino, Martina Franca e Ceglie Messapica è compreso nella bellissima Valle d’Itria. Essa è caratterizzata da morbide colline, oliveti, vigneti e dai particolarissimi e unici trulli. Essi hanno la base cilindrica ed il tetto a forma di cono. Sono costruiti interamente in pietra a secco. La base può arrivare addirittura ad uno spessore di 2 metri, creando un isolamento termico notevole: caldo in inverno, fresco in estate. In realtà, un così massiccio uso di pietre era dovuto anche alla necessità di rimuovere dal terreno l’eccesso di pietre, facilitando dunque le pratiche agricole.
In questa zona si trova anche l’importante condotta dell’Acquedotto Pugliese, su cui è stata realizzata la bellissima Ciclovia dell’Acquedotto.
Il resto del territorio ha altri tipi di edifici rurali: le lamie, le casedde ed i trulli saraceni, che si differenziano da quelli della Valle d’Itria perché il loro tetto è a cupola.
Sparse su tutto il territorio si trovano moltissime masserie, alcune di loro assolvono ancora al loro ruolo di fattorie, magari offrendo anche ospitalità ai turisti, invece che ai contadini e alle loro famiglie, com’era un tempo. Un altra parte di esse però ha smesso di avere un ruolo centrale agricolo, ed è stata completamente convertita a struttura turistico ricettiva, pur mantenendo e valorizzando gli strumenti
Le contrade
Alcune contrade hanno mantenuto la caratteristica funzione di piccole comunità decentrate, fatte solo da alcune decine di case rurali e qualche attività commerciale di prima necessità, come generi alimentari, bar e tabaccaio. Si tratta di una caratteristica-necessità logistica, data la distanza dal centro abitato di Ostuni. Pascarosa, Galante, Chiobbica sono le contrade più popolose e caratteristiche. Si trovano in direzione ovest verso Martina Franca.
Luoghi di culto, monumenti ed edifici civili, festività locali, eventi ricorrenti.
La storia millenaria di Ostuni, le tante contaminazioni culturali, le dominazioni, la disponibilità di materie prime locali, hanno dotato la città di numerosi luoghi di culto e monumenti civili, con le relative celebrazioni, commemorazioni e feste.
Comune di Ostuni e Chiesa di San Francesco d'Assisi
Per l’espansione della città nel XVIII secolo ed oltre, il Comune di Ostuni acquisì nel 1813 il convento dei frati Francescani (utilizzato da loro dal 1304 al 1809), a sud del borgo medievale, per insediare ufficialmente il Municipio nel 1887. L’architetto che ne disegnò facciata ed interni fu Ferdinando Ayroldi. I lavori vennero eseguiti tra il 1861 ed il 1887.
Basilica Minore Concattedrale di Santa Maria Assunta
Fu costruita tra il 1435 ed il 1495 in stile tardo gotico-romanico. Presenta sulla facciata centrale un grande rosone composto da 24 raggi. Il suo interno è a forma di croce latina a tre navate. Le decorazioni e gli arredi interni risalgono al XVIII secolo e sono prevalentemente in stile barocco. Fa eccezione una colonna ed una porzione di facciata interna all’ingresso, che mantiene il suo stile romanico essenziale.
San Biagio ed il suo santuario
Biagio di Sebaste (attuale Turchia, ed Armenia Prima in epoca imperiale Romana) visse tra il III e IV secolo d.C.. Nella vita fu medico e vescovo.
Nonostante la concessione di libertà di culto nell’Impero Romani, avvenuta nel 313 d.C., fu perseguitato insieme a tanti altri vescovi e cristiani in generale. Nel 316 Biagio fu arrestato, torturato con pettini di ferro, incarcerato ed infine decapitato. Morì il 3 febbraio ed il suo corpo venne tumulato a Sebaste.
Nel 732 una parte dei suoi resti venne imbarcata per raggiungere Roma. Una tempesta rese impossibile proseguire con la navigazione e la nave approdò a Maratea. Da qui avvenne la distribuzione di frammenti del santo tra varie città e per soddisfare il bisogno di culto dei fedeli. Ad Ostuni si conserva un frammento di osso presso il santuario.
Il santuario si trova in Via dei Colli – S.P. 18, in contrada Pizzicucco, sui colli a nord-ovest della città all’interno di una proprietà privata, ed è accessibile solo il 3 febbraio di ogni anno, in occasione delle celebrazioni del santo.
Il santuario è costruito davanti ad una piccola grotta naturale con cui si crea un’unico ambiente molto suggestivo. Per arrivarci bisogna percorrere un sentiero impervio, ma dall’altissimo valore naturalistico e paesaggistico.
Sant'Oronzo ed il suo santuario
Sant’Oronzo nacque a Rudiae (Le) il 22 d.C. col nome di Publio. All’età di 35 anni divenne per successione ereditaria tesoriere dell’imperatore. Publio salvò Tizio Giusto di Corinto, che naufragò sulle coste di San Cataldo (Le), durante il viaggio di consegna di una lettera dell’Apostolo San Paolo, e destinata a raggiungere Roma. Giusto parlò a Publio della fede cristiana, e si convertì ad essa attraverso il battesimo, e decidendo di cambiare nome in Oronzo, ovvero “risorto”. Iniziò la sua opera di diffusione della parola di Dio, ma nel 64 d.C. l’imperatore Nerone impose la persecuzione dei cristiani. Oronzo fu costretto a lasciare Lecce e ad esiliare, continuando a peregrinare segretamente in Puglia e Basilicata per professare la fede cristiana. Si nascose in grotte, e venne ospitato dalla popolazione locale, ma venne arrestato a Turi (BA) da alcuni legionari romani, che lo ricondussero a Lecce per un processo sommario. Venne torturato per undici giorni, dopodiché fu giustiziato per decapitazione il 26 agosto 68 d.C.
Tra il 1656 e il 1657 gli ostunesi si fecero carico della costruzione del santuario di Sant’Oronzo, situato a 3 km da Ostuni sui cosiddetti Monti della Badessa, in cima a contrada Morrone in Via dei Colli – S.P. 18. Gli ostunesi eressero il santuario sulla grotta in cui il santo si era nascosto. Si trattò di un atto di devozione e ringraziamento per aver salvato la popolazione dalla peste.
Festeggiamenti di Sant’Oronzo
Dal 25 al 27 agosto ad Ostuni si respira un’atmosfera vibrante di festa. È un’occasione molto sentita, sia per gli aspetti religiosi, sia per quelli civili. La processione religiosa a seguito della statua argentea del santo è anche una rievocazione storica. Essa ricorda il trasferimento della statua argentea da Napoli a Ostuni, donata dalla Famiglia Sansone alla fine del XVIII secolo. Cavalli e cavalieri indossavano e indossano le divise militari dell’epoca: cappello a tronco di cono rosso e bianco con pennacchio, giubba rossa, pantaloni bianchi. A questa tradizione è associato anche un concorso, dove vengono premiati il cavallo e cavaliere più belli. Si tiene ogni anno nel pomeriggio del 26 agosto.
Al mattino del 24 agosto si tiene la fiera degli animali presso il Foro Boario, e nei 3 giorni successivi si tiene una grandissima fiera, dove poter acquistare oggetti e cibo di ogni genere.
La sera del 26 agosto a suggellare i festeggiamenti, vengono sparati i fuochi pirotecnici dal Foro Boario. Un verso spettacolo di colori, forme diverse, con le esplosioni che fanno vibrare l’aria. Essi sono facilmente visibili da qualsiasi angolo a nord-ovest del territorio.
Obelisco di Sant’Oronzo
L’obelisco, o colonna, di Sant’Oronzo venne eretto nel 1771 per mano dello scultore Giuseppe Greco. Al suo apice la statua del santo è rivolta verso Piazza della Libertà e verso il Municipio in segno di benedizione.
Sagra dei Vecchi Tempi
Ogni anno l’associazione Gruppo Folk “La Stella” organizza il 14 e 15 agosto la “Sagra dei Vecchi Tempi – Ostuni animata”. Si tiene nel centro storico medievale, e più precisamente su Viale Oronzo Quaranta. Vengono mostrate le tradizioni, costumi, usi ed enogastronomia tipici del XIX e inizi del XX secolo.
Zagaredde – Mercatino dell’antiquariato e del vintage
“Li Zagaredde” è il termine dialettale ostunese che si usa per indicare gli oggetti di antiquariato. Questo mercatino si tiene presso la Villa Comunale “Sandro Pertini” ogni seconda domenica del mese.
È possibile trovare oggetti di antiquariato tipico locale, così come alcuni pezzi vintage provenienti da tutto il mondo: libri,
Presepe Vivente Biblico
Dal 1972 ogni anno durante il periodo natalizio l’Associazione Gruppo Folk “La Stella” organizza nel centro storico di Ostuni il Presepe Vivente Biblico.
Si tratta di una rappresentazione dei momenti salienti della natività di Gesù.
I volontari del Gruppo Folk si impegnano ad allestire i vicoli ed angoli più suggestivi con utensili, attrezzature ed addobbi che richiamano i lavori artigianali tradizionali, e la vita che si conduceva ai tempi di Gesù. In più, vengono riprodotti gli abiti d’epoca e le pietanze della tradizione povera locale.
Non mancano degli stand enogastronomici dove poter gustare le pietanze tipiche natalizie di Ostuni, come le pettole col vin cotto.
Mercato generale del sabato mattina
Ogni sabato mattina si tiene il grande mercato generale, dove è possibile acquistare frutta, verdura, legumi, cereali, pesce, ma anche articoli per la casa, abbigliamento, oggettistica e le famose “pezze americane”, ovvero abbigliamento usato che si può acquistare per pochi euro.
Si tiene nella zona nuova di Ostuni, appunto chiamata “area mercatale”.
Arte & Artigianato Tipico
Ostuni ha un’interessante tradizione della lavorazione del legno d’ulivo. Sicuramente ci sentiamo di suggerirvi due piccoli laboratori che si trovano nel centro storico. Il primo è l’Ulivo che Canta, dell’artista Tonino Zurlo, che si lascia ispirare dai tronchi stagionati per estrapolare delle sculture e oggetti irreplicabili. È anche un cantastorie e cantautore della musica popolare ostunese.
Il secondo è Pepp la Cucchiara, ovvero il soprannome del Sig. Giuseppe Roma, che dalla sua vita domestica ha ideato tante forme di mestoli (appunto “cucchiàra” in dialetto ostunese) in legno d’ulivo, tanti per quante sono le padelle, pentole e pietanze da cucinare.
L’artigianato delle terrecotte e ceramiche è stato rilanciato ad Ostuni negli anni ’70 da Peppino Carella, soprattutto grazie alla Rassegna Nazionale del Fischietto in Terracotta. Personaggi storici, dello spettacolo, simboli portafortuna sono i soggetti dei tanti fischietti. Alcuni possono contenere acqua, e col soffio si creano dei veri e propri cinguettii.
Un altra interessante bottega d’arte è Ostuni sulla Pietra, del Sig. Croci Sisinni. Da decenni disegna vicoli e scorci del centro storico ostunese su sottili lastre di pietra calcarea, il tufo.
Ci sono purtroppo alcune lavorazioni artigianali la cui tradizione viene portata avanti più per passione e cultura, che per lavoro. Stiamo parlando della produzione di cesti e panieri realizzati con i polloni degli ulivi, come anche della realizzazione delle sciaie, ovvero di piattaforme che arrivano ad una dimensione fino a 80×200 cm, che si ottengono legando tra loro con fil di ferro decine e decine di canne palustri, opportunamente ripulite. Le sciaie tradizionalmente sono utilizzate per far maturare i pomodori destinati alle conserve, o per far disidratare al sole i fichi, o altra frutta e ortaggi.
Un’altra lavorazione tradizionale che rischia di perdersi è quella dei fiscoli in yuta, poiché essi sono stati rimpiazzati per motivi igienici da quelli in nylon. I fiscoli sono dei dischi su cui si dispone la pasta di olive per la spremitura. Essi si impilano e si mettono sotto le presse pneumatiche, che nell’arco di qualche ora spremeranno l’olio d’oliva.
Di fronte a tradizioni a rischio di scomparsa, ci piace citare un’eccezione: l’Associazione Culturale “Lu Scupariedde”, nata pochi anni fa, è impegnata nella valorizzazione e promozione della tradizionale tinteggiatura a calce delle mura, soprattutto per gli edifici storici e rurali. Essa veniva fatta con pennelli realizzati con crine di cavallo e intrecciati con una tecnica particolare. Questi pennelli si chiamano appunto “scupariedde”.
Link utili
- Infopoint turistico
- Museo Civico, Parco Archeologico di Santa Maria d'Agnano, e Museo Diocesano di Ostuni
- Parco Regionale Naturale delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo
- Associazione Gruppo Folk "La Stella"
- L'Ulivo che Canta - Tonino Zurlo
- Pepp la Cucchiàra - Giuseppe Roma
- Ceramiche Carella
- Ostuni sulla Pietra
- Associazione Culturale "Lu Scupariedde"
Foto e testi: Domenico Melpignano